tag:blogger.com,1999:blog-69815390008806213562024-03-07T22:59:12.560-08:00L'Imperituro Filosofico(Rivista estemporanea filosofica per una teoria del nichilismo elegante)Simonfrancesco Di Rupohttp://www.blogger.com/profile/17084402492175675520noreply@blogger.comBlogger40125tag:blogger.com,1999:blog-6981539000880621356.post-76545638755376160822009-09-19T08:42:00.000-07:002009-09-19T08:43:44.397-07:00Lettera di Gerardo GrifoSabato XX marzo XXXX<br /><br />Non mi chiedo in questo momento se scriverti sia la cosa giusta o meno: così accade, ogni muro è abbattuto, sebbene con la prudenza obbligatoria; nel caso opportuno, potrei anche decidere di non inviare mai questa lettera.<br />I giorni si rotolano l’uno addosso all’altro e, per carità del caso, ci si può comunque prendere alcuni minuti per abbandonarsi innocentemente fra le fusa del passato.<br />Qualche anno addietro, questi sarebbero stati i giorni in cui le mie energie sarebbero state profuse per te tutte. E’ bene tenerlo a mente, senza tardigrade romanticherie: ma non posso fare a meno, passando fra le trame delle stagioni, di soffermarmi seppur per un istante qui, semplicemente per un battito di ciglia carico di silenzio, carico di tempo. Il tempo. Scorri le mie righe e ti sentirai travolgere da esso, in ogni caso. Che tu avverta un confuso ritorno di sensazione per il riconoscimento di una grafia, o che non riesca a provare nulla se non un poco d’imbarazzo – ebbene: è sempre il tempo che ti vibra dentro, con i suoi modi un po’ forti.<br />Eppure non è mio desiderio parlarti come voce del passato. Dico solo che per certi versi, non può che esser così, involontariamente. Questo “passato”, questa parola buia ma dalle immagini più accese di quelle che vediamo ogni dì – poiché le viviamo, non le vediamo solo: in qualche modo, talvolta, le “siamo”, quelle immagini, ci hanno “costruito” – a te ha sempre dato molto fastidio. Hai voluto, per il tuo bene, rinnegarlo, e non so se solo con me. Ma di me conosco i fatti, e mi tengo a questi. Quindi perdonami se talvolta non ho fatto che riportarti a mente qualcosa che non volevi rivedere o rivivere. Perdonami anche ora, se provi fastidio. Ma come puoi vedere, io, qui, finisco là dove finisce questa lettera. Del resto un po’ ti comprendo: tu con me tagliasti un albero da te cresciuto. Io soffrii per i miei rami, per il mio tronco. Ma tu perdesti quel poco d’ossigeno che ti donavo. Come potermelo restituire in parole?<br />Il dolore mi fece uomo e mi portò per larghe vie, che tutt’ora s’intrecciano per la mia vita, molto più complessa di allora, quell’allora tuttavia non per questo rinnegabile. Vedi, rinnegare il passato si può fare, ma ci vuole un forte senso d’irrealtà, e anche un buon mestiere nel creare. Ci può aiutare in un primo tempo a sopravvivere ai nostri errori, alle nostre paure, poi a vivere, quando l’orgoglio l’ha più lunga della memoria.<br />E, via, t’auguro che t’accada bene! Mi auguro che finalmente tu possa convivere meglio con quel gracile istante del mio ricordo – e non perché serve a me: innanzitutto perché ti serva a leggere queste gonfie righe.<br />Dimenticami di più, se ti serve a ricordarmi meglio! Se ti serve a potermi dire “ ciao e buona vita” una volta l’anno, come si conviene a due figli della Natura che una volta nelle loro vite, chissà perché, hanno condiviso l’abitazione di un arcobaleno ormai rarefattosi.<br />Le vie in pietra della città che un tempo pareva solo nostra si stanno rapidamente scurendo, mentre l’insonnia di cui s’ammala l’aria non rende giustizia ai nostri antichi tentativi di farla esplodere dei nostri nomi. Se n’è fuggita con te ogni prospettiva dei palazzi che accarezzavamo stringendoci per mano, che ora paiono coinvolti solo dagli affari degli uomini e delle donne senza cura e debolezze. Penso a me e te insieme e sempre più assomigliamo ai volti dei passanti consueti della nostra Via dei Priori e che invece, ora, non fanno che parlarmi di te, zitti e un poco invecchiati, ogni volta che li incontro in sguardi repentini e densi, con cui pare di averci nel silenzio una confidenza assoluta.<br />Ma in petto mio una fortuna è innamorata di questo addio impossibile che di volta in volta viene sciolto come un lungo fiume dalle nature che noi ignoravamo. Forse perché sono la casa delle nostre possibilità passate, ora confuse con ciò che ci ha separato.<br />L’ignoto si inventa complice del mistero della nostra unione e gioca con le paure che abbiamo gettato e donato al vento con noi stessi.<br />Il passato è becero nei lamenti e nei ghigni: è Bellezza nella sorgente delle lacrime e nelle fiamme dei sorrisi.<br />Un saluto rinnovato sempre e comunque è Eternità.<br /><br />Gerardo GrifoSimonfrancesco Di Rupohttp://www.blogger.com/profile/17084402492175675520noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6981539000880621356.post-68886384264721443852009-01-01T08:35:00.000-08:002009-01-01T08:57:48.718-08:00Appunti sull'amicizia e la passioneVado in cerca di una comunione di spiriti eletti<br />vado in cerca di una scommessa fiorente di vita e virtù<br />sulle nostre sorti tragiche e segnate<br />un appello sentito e mai risentito<br />contro ogni forma di vecchiezza<br /><br />ripudio ogni altra età oltre la mia - così parla la più forte vividezza spirituale<br />ma non mi basto mai e qualunque uomo è ponte fra io e me<br /><br />contro l'assecondare i soli propri gusti<br />ma sì ravvivare le inclinazioni<br />e far diventare gusti le proprie inclinazioni stesse<br /><br />ambire a forme di unione fra menti e corpi dove solo grandi risa e grandi parole<br />evitino il prosciugarsi della dotta ignoranza connaturata ad ogni giovane<br /><br />elemento esplosivo contro ogni credenza o nientità della riflessione<br /><br />se non si è disposti in amicizia a giungere al tripudio della prima persona plurale<br />l'essere-per-la-morte non trova linfa per sublimarsi ma solo solca la strada verso di sé<br />annoiata pure della sua mortalità<br />se non si ha la forza di ambire all'impossibile nelle relazioni<br />si declassa tutto il potere di uno scetticismo dolorosamente conquistato<br />e la mortalità perde il suo nobilissimo sapore<br /><br />senza passione non c'é Eros fra anime e senza erotismo<br />l'individuo non si individua<br />in un disegno di armonie<br /><br />e tutto assume il colore spento di un sogno senza respiri<br /><br />se non si dubita del proprio scetticismo si diventa il nulla così come abbandonandosi a dottrine<br /><br />il dubbio dell'amico dev'essere fonte di dubbio verso i propri dubbi<br /><br />perché "solo fra spiriti dediti a consolidare le proprie perplessita' il dialogo è fecondo"<br /><br />e solo la spoliazione dai propri convincimenti nobilita la vita .Simonfrancesco Di Rupohttp://www.blogger.com/profile/17084402492175675520noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6981539000880621356.post-65420201442216149972008-12-26T10:15:00.000-08:002008-12-26T10:32:50.842-08:00a integrazione dell'articolo qui sotto - "come un Icaro in fiamme"<span style="font-style: italic;">Eros si misura con Kronos e nella sconfitta più letale, canta l'ode alla sua furtività, unica sua vittoria da sempre acquisita. Nel perdere peso in terra, patria del Tempo, s'invola verso il sole.</span><br /><br /><span style="font-weight: bold;">Come un Icaro in fiamme<br /><br /><span style="font-weight: bold;"></span><br /></span>EROS : Mi ritrovo ingannato fra le schegge del tempo<br />dal malsano mio trasporto verso un passato che mi attende<br />ogni volta che al pensiero richiamo le gioie cieche<br />dei nostri destini da sempre scissi.<br />Io Eros conobbi il destino, per poi misconoscerlo grandemente<br />Da quando son diventato voi, da quando sono diventato Uomo.<br /><br />KRONOS: L'amore è la bestemmia contro il destino ! Cos'altro sei?<br /><br />EROS: io sono la fantasia del vento<br />un bacio è la gloria del secondo<br />la fortuità dell'ineluttabile<br />l'esimersi di un istante dal suo senso<br />la redenzione del sensuale<br />la stupidità della meraviglia<br />il colore della vita<br />il guasto della promessa, la frattura della seduzione<br />la vera forza del mondo -<br /><br />Tu, Kronos, sei la misura di ciò che di me ti sconvolge! Ogni religione nasce dal superamento del Bacio. Ogni intelligenza nasce come stupidità verso lo stupore.<br />Ogni dottrina nasce come dolore dell'amare.<br />L'amore come libertà delle ali dall'angelo -<br /><br />Al sol mi volgo come un Icaro in fiamme.<br /><br /><span style="font-weight: bold;"><br /></span>Simonfrancesco Di Rupohttp://www.blogger.com/profile/17084402492175675520noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6981539000880621356.post-78431419331398244092008-12-15T07:27:00.000-08:002008-12-15T08:07:39.135-08:00La natura e l'amore fra silenzi e solitudine. Turbamenti di Carducci a confrontoDiscostarsi per un momento dall'<span style="font-style: italic;">amato</span>, dalle peripezie e dalle fantasie contingenti e sospendere per breve tempo tutta la propria partecipazione è possibile, a patto che si ritenga la Natura come quello specchio eterno che possa in qualche modo sospirare verità stringenti.<br />Ogni amore è di certo un cammino, come del resto ogni cammino è un lasciarsi dietro qualche cosa che si ama.<br /><br /><span style="font-style: italic;">Innanzi, innanzi. Per le foscheggianti<br />coste la neve ugual luce e si stende,<br />e cede e stride sotto il pié: d'avanti<br />vapora il sospir mio che l'aer fende[...]<br />(notte d'inverno)<br /><br /><span style="font-style: italic;"></span></span>Tutto ciò che appare non è incontro. Se solo ci si sofferma per un istante su quel che vuol dire "presente" al di fuori di sé, al di fuori del proprio amare, la natura pare sempre crudele.<br /><br /><br /><span style="font-style: italic;">Ogni altro tace. Corre tra le stanti<br />nubi la luna sul gran bianco e orrende<br />l'ombre disegna di quel pin che tende<br />cruccioso al suolo informe i rami infranti[...]<br />(notte d'inverno)<br /><br /><br /></span>La Natura parrebbe rispondere con silenzi:, ma sia la luna che le ombre cospirano affinché nulla tranquillizzi l'amante, mostrandogli i rami infranti come un malaugurio. Le proiezioni di ciò che si spezza, che si annulla in Natura non sono mai per il cuore dell'amante solo visioni di qualcosa che perisce, ma anzi qualcosa di eternamente vivo che eternamente si mostra come spezzato.<br /><br /><span style="font-style: italic;">[...]Ed emerge il pensier su quei marosi<br />naufrago, ed al ciel grida: o notte, o inverno,<br />che fanno giù ne le lor tombe i morti?<br />(notte d'inverno)<br /><br /></span>L'amante giunge fino al pensiero sui morti. Fallita la via che mostrava sottilmente la via dell'eternità. Umano è il suo rapporto con la natura e umano rimane il suo rapporto con ciò che pare si spezzi. Senza alcuno scrupolo pretende di sapere dalla Natura cosa finisca, ma anche cosa sorga. In Carducci questo emerge in maniera eminente, quando uniamo <span style="font-style: italic;">Notte d'inverno </span>con<span style="font-style: italic;"> Panteismo:<br /><br />[...]Io mai no 'l dissi: e con divin fragore<br />la terra e il ciel l'amato nome chiama,<br />e tra gli effluvi de le acacie in fiore<br />mi mormora il gran tutto - Ella, ella t'ama.<br />(Panteismo)<br /><br /></span>Tutto diventa dio, quando la Natura suggerisce lo splendore. Ma che lo splendore suggerito sia pari all' "amato nome", ovvero all'oggetto del proprio amore, è pur sempre un artifizio umano. La natura suggerisce ogni via e ogni coloritura degli essenti, ma non necessariamente rimanda l'uno all'altro. Nella nostra esperienza possiamo sì appellarci in poesia alla Natura per celebrare l'<span style="font-style: italic;">amato</span>, ma pur sempre è da ricordare quanto enigma riposi nella Natura stessa e quante amorevoli pitture applica il nostro immaginario: ella, come una Monna Lisa ancor meglio dipinta, ha nel sorriso la luce dell'alba e del tramonto.<br />In un istante ogni cosa potrebbe sorgere come spegnersi senza che propriamente né l'una né l'altra cosa accada.<br /><span style="font-style: italic;"><br /></span><span style="font-style: italic;"></span><span style="display: block;" id="formatbar_Buttons"></span>Simonfrancesco Di Rupohttp://www.blogger.com/profile/17084402492175675520noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-6981539000880621356.post-46900799138378597222008-12-03T09:00:00.000-08:002008-12-03T10:18:55.948-08:00L'insostenibile leggerezza di Milan Kundera<a href="http://s306.photobucket.com/albums/nn258/thesoulsailor/?action=view&current=insostenibile1.jpg" target="_blank"><img src="http://i306.photobucket.com/albums/nn258/thesoulsailor/insostenibile1.jpg" alt="Photobucket" border="0" /></a><br /><br />L'intellettuale stanco, che non ha voglia né interesse di prestare attenzione più a nessuna cosa, l'intellettuale che per qualche mese che si è lasciato con la ragazza a vent'anni ha letto qualcosa di Nietzsche e ha ben pensato di avere fra le mani un buon motivo per non spararsi, sebbene con l'atteggiamento di chi, se avesse la pistola al posto della sigaretta appoggiata alla più esistenzialista delle pose, non cambierebbe di una virgola la sua espressione. L'intellettuale per cui tutto questo è curriculum e ogni cosa da dire a mezza bocca è permessa, o perlomeno, una verità più grande di qualsiasi altra, proprio perché sorniona. Il sogno di essere un sociologo francese mai esaudito, insomma, o un comunista disilluso (o illuso?).<br />L'insostenibile leggerezza di Milan Kundera, autore de <span style="font-style: italic;">l'insostenibile leggerezza dell'essere</span> (1982) è quella che lo porta ad aprire il suddetto romanzo esponendo l'eterno ritorno nietzschano come una sorta di ricorrenza calendariale; Lowith, Heidegger e Deleuze mettono doppia chiusura al loro sepolcro.<br />E' tutto riassunto nell'incipit, lo strazio della filosofia sotto la matita del cecoslovacco:<br /><br />"<span style="font-style: italic;">Parmenide vedeva l'intero universo in coppie di opposizioni[...] uno dei poli dell'opposizione era per lui positivo[..] l'altro negativo. Questa suddivisione in un polo positivo e in uno negativo può apparirci di una semplicità puerile. Salvo in un caso: che cos'è positivo, la pesantezza o la leggerezza?Parmenide rispose: il leggero è positivo, il pesante è negativo. Aveva ragione oppure no?</span>".<br /><br />Pardon, ma questo periodo è una sequenza di validi motivi per un voltastomaco inesauribile.<br />Posto che la lettura di Parmenide è qui di una banalità rivoltante, è anche evidente che l'attenzione per l'essere da parte di Kundera si ferma al momento in cui intende usarne la parola nel titolo. Inoltre: la suddivisione fra polo positivo e negativo sarebbe "puerile", mentre l'unica cosa che conterebbe è se Parmenide abbia "ragione o no"? Questo uso della filosofia alla "pari e dispari" fra due ebeti fanciulli non può funzionare in genere, figuriamoci con Parmenide. Platone impiegò una vita filosofica a discutere Parmenide; Kundera in un passo a pagina 14 vuole risolvere in un un solo "interessante" dualismo il Sentiero del Giorno, l'eternità dell'essere, il fondamento dell'ontologia e tutto il "peso" del Sulla Natura del povero filosofo eleate.<br />Bene, sino a qui, almeno, abbiamo di che divertirci con il nostro dissenso. Ma il gusto del negativo si rattrappisce un solo secondo dopo, quando, con estrema nausea, leggiamo l'immediato proseguimento della stessa pagina su Parmenide:<br /><br />"<span style="font-style: italic;">sono già molti anni che penso a Thomas[...] aveva incontrato Tereza per la prima volta circa tre settimane prima in una piccola città della Boemia</span>[..]"<br /><br />I poli negativi e positivi in Parmenide e poi... Tereza e Thomas?<br />Assistiamo a questo gioco di isignificanti reportage degli amori fra questi personaggi cecoslovacchi e viaggi fra Praga e Zurigo almeno fino a pagina 40, dove Kundera si risveglia dal torpore dei suoi racconti insipidi e stancanti dando, come risposta al grande problema su Parmenide posto tante pagine prima, una risposta sollevante: " a differenza di Parmenide, per Beethoven la pesantezza era a quanto pare qualcosa di positivo". Il dilemma ontologico parrebbe teoreticamente risolto con questa incontrovertibile verità Kunderiana. Ma l'autore, nella stessa pagina, fa professione di inimmaginata onestà:<br /><br />"<span style="font-style: italic;">L'allusione a Beethoven era in realtà per Thomas un modo per ritornare a Tereza</span>".<br /><br />Lo sconforto. E la nostalgia per tutto che non accenni alla filosofia nel romanzo. Proseguendo, la grettezza filosofica di Kundera si deterge, nell'amato viaggio fra gli amori perplessi di Thomas (che ama Tereza), Tereza (che ama Thomas), Franz (che ama Sabina) e Sabina che ama Franz, anche se con l'interessante scarto di qualche mese di stop.<br />Ma ecco che a pagina 252 ci troviamo di fronte al pericolo di imparare qualcosa di più della filosofia, quando il grande Giovanni Scoto Eriugena viene originalmente ricordato non per le quattro divisioni dell'essere divino, non per la riflessione su fede e teoresi, non per il discorso sulla libertà umana ma per..."la merda" :<br /><br />"<span style="font-style: italic;">Nelle considerazioni di Scoto Eriugena possiamo troare la chiave di una sorta di giustificazione teologica della merda. Gesù non defecava. [...] nella terza parte di questo romanzo ho raccontato di Sabina in piedi seminuda e con la bombetta in testa accanto a Thomas vestito. Ma c'è una cosa che ho taciuto. Lei[..] immaginò che Thomas la mettesse a sedere così com'era, con la bombetta, sulla tazza del gabinetto, dove lei liberava i propri intestini in sua presenza. Gettò Thomas sul tappeto e già urlava dal piacere</span>".<br /><br />Potremmo citare l'importanza di Descartes per la vita delle mucche nelle stalle a pagina 294, ma quanto è meglio fermarsi qui?<br />Il sapere bislacco, lo scrivere uterino e "originale" di chi ha vissuto il novecento come un grande "rutto" della cultura, dove il suono è culla e la digestione vendetta: tutto è possibile, quando ami Dostoevskij e Nietzsche al punto da non curarsi minimanente di ricordarne il senso; l'<span style="font-style: italic;">insostenibile leggerezza dell'essere</span> è a tutti gli effetti uno dei più deleteri sprechi di inchiostro della storia della parola - guai dire <span style="font-style: italic;">pensiero</span> - come del resto ogni romanzo attratto dalla filosofia per quel che basta a un titolo o a una didascalia; è forse per questo che l'uomo e la donna di pensiero innocente e inebetito recita spesso, alla domanda sulle proprie letture: "mi è piaciuto molto <span style="font-style: italic;">l'insostenibile leggerezza dell'essere</span>", come se da questa confessione l'interlocutore dovesse trarre un sintomo di profondità dalla coraggiosa dichiarante.<br /><br />Ma per carità.<br /><br /><br /><br />p.s. da notare un'opera postmoderna ( in foto) con cui il pittore torinese Roberto Saporito (in foto) ha inteso in maniera altrettanto saporita il libro sinora citato.<br /><br /><a href="http://s306.photobucket.com/albums/nn258/thesoulsailor/?action=view&current=robertosaporito.jpg" target="_blank"><img src="http://i306.photobucket.com/albums/nn258/thesoulsailor/robertosaporito.jpg" alt="Photobucket" border="0" /></a><br /><br /><br /><a href="http://s306.photobucket.com/albums/nn258/thesoulsailor/?action=view&current=saporitokundera.jpg" target="_blank"><img src="http://i306.photobucket.com/albums/nn258/thesoulsailor/saporitokundera.jpg" alt="Photobucket" border="0" /></a>Simonfrancesco Di Rupohttp://www.blogger.com/profile/17084402492175675520noreply@blogger.com8tag:blogger.com,1999:blog-6981539000880621356.post-37416479223724062302008-10-22T09:40:00.000-07:002008-10-22T09:50:01.555-07:00Ascoltare queste parole alla rinfusa rigorosamente con Positively 4th street di Dylan in sottofondo.<object height="344" width="425"><param name="movie" value="http://www.youtube.com/v/oSaxuKTN8xc&hl=en&fs=1"><param name="allowFullScreen" value="true"><embed src="http://www.youtube.com/v/oSaxuKTN8xc&hl=en&fs=1" type="application/x-shockwave-flash" allowfullscreen="true" height="344" width="425"></embed></object><br /><br /><br /><div style="text-align: justify;">My smiles get their energy from october's beautiful decadence I got my mind set on never<br /><br />-lived circumstances I got too many nights on my shoulders I'll never be able to<br /><br />apologize for that - I really need a trip in the possibilities of the world gotta get a<br /><br />life gotta joke with friends gotta feel what I need like a free decision while I know<br /><br />It's not like that but who cares life's for makin' mistakes - happiness in cups and foggy<br /><br />eyes 'round the bar are platinum satisfactions for days made of stone the new adventure<br /><br />for everyone might be admitting everyone's limits but I think no one will ever do it in<br /><br />public as there are too many public appearances, so many that we can't even afford the<br /><br />minimum of fame we deserve there are no more houses only homes in this net game - they<br /><br />called it myspace and now all we got is a screen page who longs to possess us through<br /><br />millions of illusions and I feel quite ironic 'bout that we didn't want human slavery<br /><br />anymore now the conquest is to be dominated by our desires and I find it really<br /><br />interesting everybody must get possessed 'cause even god is possessed by our words which<br /><br />are all stupid.<br /><br />Questa metà d'ottobre fra notizie e idiozie a colori emana in noi le peggiori chiavi di<br /><br />lettura per il futuro/ un futuro che non tarda mai ad arrivare/come i nostri aggeggi<br /><br />grigi e potenti vogliono/ in fondo non è solo questo il motivo per cui ci potremmo<br /><br />innervosire /le frenesie degli architetti della scemenza ci attaccano in tv /e senza<br /><br />alcuna storia né gloria accettiamo con gaudio la nostra passività mentre il fetente di<br /><br />turno si professa amante di valori tradizionali/ mentre mancano 40 secondi ai consigli<br /><br />per gli acquisti per il popolo dell'intelligenza condivisa/ della macchia oliata della<br /><br />demografia senza alcuna passione ma pur sempre multiculturale / e mentre l'emancipazione<br /><br />di forme umane bistrattate si dipanano nella nostra nuova, moderna coscienza<br /><br />dell'importanza del gay piangente,del viola in faccia e del sesso alla finestra/ ci<br /><br />sarebbe da chiedersi chi altri e altro busserà alla porta del prossimo reality per fame<br /><br />dell'applauso facile e scrosciante, aneuronale in cui ben si rappresenta la nostra<br /><br />società dello stupore circonciso/ in cui ogni stupore altro non è che la soddisfazione di<br /><br />desideri di plastica/ esiti del mal di pancia di una civiltà dal sangue febbrile e<br /><br />prosternato/ di una società che ha mangiato benessere e morte con troppa fretta.<br /><br />la fin est presque loin mais tout les affections humaines que nous avons sont<br /><br />silencieusement desesperée.</div>Simonfrancesco Di Rupohttp://www.blogger.com/profile/17084402492175675520noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6981539000880621356.post-34234779481154587652008-10-03T03:04:00.000-07:002008-10-28T15:39:43.759-07:00auguri di creatività per chi la cerca<a href="http://s306.photobucket.com/albums/nn258/thesoulsailor/?action=view&current=la_condizione_umana_magritte.jpg" target="_blank"><img src="http://i306.photobucket.com/albums/nn258/thesoulsailor/la_condizione_umana_magritte.jpg" alt="Photobucket" border="0" /></a><br /><br />(Magritte, <span style="font-style: italic;">la condizione umana</span>)<br /><br />Perché ogni nostra esperienza della realtà è condizionata da ogni nostra prospettiva, da ogni nostra speranza, da ogni nostro senso della bellezza. Dietro alla tela dipinta dalla nostra facoltà di creare può esistere (e non lo sappiamo) o la coincidenza con la nostra previsione, o la totale differenza (una distesa di cemento) o un diversità, seppur bella, da noi non percepita.<br />Importante rimane sempre creare quella tela, anche se fallace, poiché il semplice sguardo fuori dalla finestra non basta ai cuori più impetuosi e mossi.Simonfrancesco Di Rupohttp://www.blogger.com/profile/17084402492175675520noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6981539000880621356.post-84311043517327287932008-09-19T08:53:00.000-07:002008-09-19T08:56:08.207-07:00Poesia alla fine della golaPasserei volentieri le mie giornate a sfogliare le pagine del mondo<br />passerei volentieri la vita dalla parte di chi vince<br />solo per potermi divertire a perdere come so fare<br />passerei il tempo a guardare il tempo<br />volerebbe lo spazio fra i miei piedi<br /><br />nella ricchezza degli dei<br /><br />riposa il mio destino di vagabondo<br /><br />per nulla disperato.Simonfrancesco Di Rupohttp://www.blogger.com/profile/17084402492175675520noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6981539000880621356.post-44343121700168747452008-08-26T08:03:00.000-07:002008-08-26T08:04:32.277-07:00Poesia Libellula<span style="font-size: 16pt; font-family: "Times New Roman","serif";">Io sono le pagine più belle di un libro andato in fiamme<br />io sono l'energia di un foro<br />l'estraneità di un suono<br /><br />forse l'opera di un dio ridente<br />io sono le scuse di una foglia al vento.<br /><br />Mi aggiro nelle strade dell'invisibile<br />e mi ritrovo nelle trame del non- detto<br /><br /><br />io sono il custode di ciò che non si conserva<br />il guardiano dell'immenso incontrollato<br /><br />il museo dei ritorni, il canto di un fiore<br /><br />un fioco lume dentro il fuoco di un sole che di me non s'accorge. -<br /></span>Simonfrancesco Di Rupohttp://www.blogger.com/profile/17084402492175675520noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6981539000880621356.post-65665404814442992442008-07-24T14:14:00.001-07:002008-07-24T16:59:05.630-07:00prendere "dualismo" di Arrigo Boito come inno al nichilismo elegante (parti in grassetto rlevanti)<p style="font-style: italic;" align="center"><span style="font-size:100%;">Son luce ed ombra; angelica<br />farfalla o verme immondo<br />sono un caduto cherubo<br />dannato a errar sul mondo,<br />o un demone che sale,<br />affaticando l'ale,<br />verso un lontano ciel.</span></p> <p style="font-style: italic;" align="center"> <span style="font-size:100%;">Ecco perché nell'intime<br />cogitazioni io sento<br />la bestemmia dell'angelo<br />che irride al suo tormento,<br />o l'umile orazione<br />dell'esule dimone<br />che riede a Dio, fedel.</span></p> <p style="font-style: italic;" align="center"> <span style="font-size:100%;"><span style="font-weight: bold;">Ecco perché m'affascina</span><br /><span style="font-weight: bold;">l'ebbrezza di due canti,</span><br /><span style="font-weight: bold;">ecco perché mi lacera</span><br /><span style="font-weight: bold;">l'angoscia di due pianti,</span><br />ecco perché il sorriso<br />che mi contorce il viso<br />o che m'allarga il cuor.</span></p> <p style="font-style: italic;" align="center"> <span style="font-size:100%;">Ecco perché la torbida<br />ridda de' miei pensieri,<br />or mansueti e rosei,<br />or violenti e neri;<br />ecco perché con tetro<br />tedio, avvincendo il metro<br />de' carmi animator.</span></p> <p style="font-style: italic;" align="center"> <span style="font-size:100%;">O creature fragili<br />dal genio onnipossente!<br />Forse noi siamo l'homunculus<br />d' un chimico demente,<br />forse di fango e foco<br />per ozioso gioco<br />un buio Iddio ci fe'.</span></p> <p style="font-style: italic;" align="center"><span style="font-size:100%;">E ci scagliò sull'umida<br />gleba che c'incatena,<br />poi dal suo ciel guatandoci<br />rise alla pazza scena<br />e un dì a distrar la noia<br />della sua lunga gioia<br />ci schiaccerà col pie'.</span></p> <p style="font-style: italic;" align="center"> <span style="font-size:100%;"><span style="font-weight: bold;">E noi viviam, famelci</span><br /><span style="font-weight: bold;">di fede o d'altri inganni,</span><br /><span style="font-weight: bold;">rigirando il rosario</span><br /><span style="font-weight: bold;">monotono degli anni,</span><br />dove ogni gemma brilla<br />di pianto, acerba stilla<br />fatta d'acerbo duol.</span></p> <p style="font-style: italic;" align="center"> <span style="font-size:100%;">Talor, se sono il demone<br />redento che s'india,<br />sento dall'alma effondersi<br />una speranza pia<br />e <span style="font-weight: bold;">sul mio buio viso</span><br /><span style="font-weight: bold;">del gaio paradiso</span><br /><span style="font-weight: bold;">mi fulgureggia il sol.</span></span></p> <p style="font-style: italic;" align="center"> <span style="font-size:100%;">L'illusion-libellula<br />che bacia i fiorellini,<br />-l'illusion-scoiattolo<br />che danza in cima i pini,<br />-l'illusion-fanciulla<br />che trama e si trastulla<br />colle fibre del cor,</span></p> <p style="font-style: italic;" align="center"> </p> <p style="font-style: italic;" align="center"><span style="font-size:100%;">viene ancora a<br />sorridermi<br />nei dì più mesti e soli<br />e mi sospinge l'anima<br />ai canti, ai carmi, ai voli;<br />e a turbinar m'attira<br />nella profonda spira<br />dell'estro ideator.</span></p> <p style="font-style: italic; font-weight: bold;" align="center"> <span style="font-size:100%;">E sogno un'Arte eterea<br />che forse in cielo ha norma,<br />franca dai rudi vincoli<br />del metro e della forma,<br />piena dell'Ideale<br />che mi fa batter l'ale<br />e che seguir non so.</span></p> <p style="font-style: italic;" align="center"> <span style="font-size:100%;">Ma poi, se avvien che l'angelo<br />fiaccato si ridesti,<br />i santi sogni fuggono<br />impauriti e mesti;<br />allor, davanti al raggio<br />del mutato miraggio,<br />quasi rapito, sto:</span></p> <p style="font-style: italic;" align="center"> <span style="font-size:100%;">e sogno allor la magica<br />Circe col suo corteo<br />d'alci e di pardi, attoniti<br />nel loro incanto reo.<br />E il cielo, altezza impervia,<br />derido e di protervia<br />mi pasco e di velen.</span></p> <p style="font-style: italic; font-weight: bold;" align="center"> <span style="font-size:100%;">E sogno un'Arte reproba<br />che smaga il mio pensiero<br />dietro le basse immagini<br />d'un ver che mente al Vero<br />e in aspro carme immerso<br />sulle mie labbra il verso<br />bestemmiando vien.</span></p> <p style="font-style: italic; font-weight: bold;" align="center"> <span style="font-size:100%;">Questa è la vita! L'ebete<br />vita che c'innamora,<br />lenta che pare un secolo,<br />breve che pare un'ora;<br />un agitarsi alterno<br />fra paradiso e inferno<br />che non s'accheta più!</span></p> <p style="font-style: italic; font-weight: bold;" align="center"> <span style="font-size:100%;">Come istrion, su cupida<br />plebe di rischio ingorda,<br />fa pompa d'equilibrio<br />sovra una tesa corda,<br />tal è l'uman, librato<br />fra un sogno di peccato<br />e un sogno di virtù.</span></p><p align="center"><span style="font-size:100%;"> (Arrigo Boito, "Dualismo")<b><br /></b></span></p>Simonfrancesco Di Rupohttp://www.blogger.com/profile/17084402492175675520noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6981539000880621356.post-17117807046591939532008-07-23T12:17:00.000-07:002008-07-23T12:31:53.569-07:00L’APPROCCIO DEL NICHILISTA ELEGANTE ALLA STORIA DELLA FILOSOFIA: Nietzsche e lo Schopenhauer come (maleducato) educatore<p class="MsoNormal"><b style=""><span style="line-height: 200%;font-size:12;" ><br /><o:p></o:p></span></b></p> <p class="MsoNormal"><b style=""><span style="line-height: 200%;font-size:12;" >Nietzsche e lo Schopenhauer come (maleducato) educatore<o:p></o:p></span></b></p> <p class="MsoNormal"><span style="line-height: 200%;font-size:12;" >Quante volte avvicinandosi a Nietzsche lo si riconduce alla linea di rapporto con Schopenhauer? Si noti bene, l’eredità schopenhaueriana del filosofo di Rocken è indiscutibile, ancor più se ci rimettiamo alle semplici ammissioni di Nietzsche stesso e al tributo rappresentato da <i style="">Schopenhauer come educatore</i> . Ecco che però, un passaggio ben poche volte sottolineato emerge dai primi passi del capitolo <i style="">noi dotti </i>in <i style="">al di là del bene e del male</i>:<o:p></o:p></span></p> <p class="MsoNormal"><span style="line-height: 200%;font-size:10;" >[…] l’influsso esercitato da Schopenhauer sulla Germania moderna – con il suo sciocco furore contro Hegel è riuscito a estromettere l’intera ultima generazione dal rapporto con la cultura tedesca, la quale cultura, tutto considerato, ha rappresentato un culmine e un affinamento divinatorio del <i style="">senso storico</i>; ma proprio su questo punto lo stesso Schopenhauer era povero, non recettivo, non tedesco fino alla genialità. (p.106 della edizione Adelphi)<o:p></o:p></span></p> <p class="MsoNormal"><span style="line-height: 200%;font-size:12;" >Il problema di Nietzsche non sta nel fatto che egli periodicamente riveda figure intellettuali per lui “paterne” (cfr. caso Wagner) quanto invece nel fatto che egli tenga, quasi maniacalmente, a conservare e gettare in una sorta di metabolismo spirituale <span style=""> </span>l’aristocraticità e la plebeità di ogni pensatore. Con buona pace degli interpreti - mi verrebbe da dire – “conflittualisti”, la storia della filosofia per Nietzsche <i style="">non deve</i> essere il luogo del “rigetto”. Chi si lascia abbagliare dall’efferatezza con cui egli tratta ora qua ora là taluni o talaltri filosofi non avrà mai compreso il profondo <i style="">amore</i> che lega Nietzsche ad ogni filosofo. Ma già da solo egli sapeva che tale pericolo risiede in <o:p></o:p></span></p> <p class="MsoNormal"><span style="line-height: 200%;font-size:12;" ><o:p> </o:p></span></p> <p class="MsoNormal"><span style="line-height: 200%;font-size:10;" >Quell’acromatopsia dell’uomo utilitario, il quale nella filosofia altro non vede se non una serie di sistemi <i style="">confutati</i> e una prodiga magnificenza che non ‘serve’ a nessuno. (Ivi)<o:p></o:p></span></p> <p class="MsoNormal"><span style="line-height: 200%;font-size:10;" ><o:p> </o:p></span></p> <p class="MsoNormal"><span style="line-height: 200%;font-size:12;" >Ma se già in Aristotele vediamo che “la filosofia non serve a nulla, dirai; ma sappi che proprio perché priva del legame di servitù è il sapere più nobile”(</span> Metafisica I, <span style="line-height: 200%;font-size:12;" >2, 982b), anche nel mio articolo di tempo fa sulla “divina inutilità” del filosofo troviamo ragioni per difendere l’inattaccabilità di ogni buon filosofo in quanto tale.<o:p></o:p></span></p> <p class="MsoNormal"><span style="line-height: 200%;font-size:12;" >Nessun filosofo ha il diritto, dunque, di figurare sé e gli altri filosofi con la spada di Damocle all’altezza dello spirito.<o:p></o:p></span></p> <p class="MsoNormal"><span style="line-height: 200%;font-size:12;" >Detto ciò, cosa ancor più importante sta nel non vivere tale presa di coscienza con quell’ “istinto democratico” al quale il nostro porre ordine occidentale, per così dire, è soggiogato. Bisogna evitare il pericolo più grande che può derivare dal conoscere l’inesistenza della spada di Damocle, ovvero quello che ha “radicalmente pregiudicato la venerazione per la filosofia e ha spalancato la porta all’istinto della plebaglia” (p.106) . Perché anche il “serio” studioso di filosofia può inceppare le sue fortune. Si veda pagina 119 nel capitolo <i style="">noi dotti</i> di <i style="">al di là del</i> <i style="">bene e del male</i> della sopra citata edizione Adelphi:<o:p></o:p></span></p> <p class="MsoNormal"><span style="line-height: 200%;font-size:10;" >Insisto nel dire che si cessi finalmente dallo scambiare per filosofi gli operai della filosofia e soprattutto gli uomini di scienza […] Può darsi che per l’educazione del vero filosofo sia necessario che anche lui si sia arrestato una volta su tutti questi gradini ai quali i suoi servitori, gli operai scientifici della filosofia, restano inchiodati; forse deve essere stato anche lui un critico e uno scettico e un dogmatico e uno storico,<span style=""> </span>e oltre a ciò un poeta e un raccoglitore e un viaggiatore e un divinatore di enigmi e un moralista e un veggente e un “libero spirito”, quasi ogni cosa, per percorrere la cerchia dei valori e dei sentimenti di valore umani e per <i style="">potere</i> scrutare dall’alto verso ogni lontananza, dagli abissi verso ogni altitudine, dal cantuccio verso ogni orizzonte.<o:p></o:p></span></p>Simonfrancesco Di Rupohttp://www.blogger.com/profile/17084402492175675520noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-6981539000880621356.post-15351385709541207142008-06-13T14:24:00.000-07:002008-06-13T16:25:57.969-07:00Cosa può insegnare Epitteto a un nichilista oggi ?<p class="MsoNormal" style="text-align: left; line-height: 150%;" align="left"><b style=""><span style="line-height: 150%;font-size:14;" >Cosa può insegnare Epitteto ad un nichilista oggi </span></b><span style="line-height: 150%;font-size:14;" ><br /></span><span style="line-height: 150%;font-size:12;" >In una temperatura filosofica dove l'ambiente della ragione non riesce a sondare i fondamenti con la stessa forza della modernità, il <i>nichilista elegante</i> - per come io lo sto intendendo in tutti questi miei appunti - può porsi su un duplice piano d'ascolto:<br /><br />- il risveglio sull'Essere (ovvero la pazienza teoretica nei confronti dei temi ontologici - dove Severino è per me guida e problema)<br /><br />- la <i>fronesis </i>come esigenza etica aperta dalla morte di Dio, ovvero la rilettura di temi che hanno edificato il significato della saggezza nella civiltà occidentale, con lo scopo di trattenere nell'ambito umano quelle energie nei confronti del reale da sempre valide a prescindere dagli effetti che queste possono aver portato nel loro calarsi storico.<br /><br />In merito al secondo punto è stato per me ottimo nelle ultime letture l'apporto di Boezio (di cui parlerò) e di Epitteto (di cui tratto in questa sede).<br /><br />Cosa può insegnare Epitteto a un nichilista oggi?<br />Ebbene, Epitteto (50 - 120) può contribuire alla presa di coscienza dei gradi in cui l'uomo può intellettualmente intervenire o meno nella cognizione del reale e della necessità che lo regola. Con fare socratico egli non scrisse nulla, ma il suo pedissequo allievo Arriano raccolse i suoi insegnamenti in quello che poi anche Leopardi rielaborò come <i>Manuale.</i><br />L'uomo non può e non deve arrischiarsi nella illusione della sua presa totale della realtà: il concetto di <i>rappresentazione</i> è nel caso di Epitteto il modo per intendere la fallacia del significare immediato degli eventi da parte dell'uomo non filosofo. L'uomo filosofo è invece un ponte fra l'uomo del senso comune e la <i>regola aurea della felicità</i>, là dove per felicità non viene intesa da Epitteto tanto l'esultanza per il successo della contingenza, quanto la partecipazione alla Verità. Tale partecipazione dipende da due facoltà distinte: la <i>Proairesi</i> e la <i>Diairesi.<br /></i>La prima facoltà riguarda la capacità di discernimento autoteoretico delle rappresentazioni, ovvero la facoltà di gestire razionalmente la ricezione del senso delle cose. Queste sono divisibili in <i style="">proairetiche</i> nel caso in cui appartengano alla schiera delle entità in nostro potere (desideri, ambizioni, valutazioni etc. )mentre sono <i style="">aproairetiche</i> quelle non in nostro potere (reputazione, ordine delle cose, morte etc.). La <i style="">Diairesi </i>è dunque la facoltà di discernere ciò che è in nostro potere da quello che non lo è. E su questo che gioca il piano <i style="">fronetico</i> della conoscenza in Epitteto – o meglio dell’<i style="">etica</i> della conoscenza.<o:p></o:p></span></p> <p class="MsoNormal" style="text-align: left; line-height: 150%;" align="left"><span style="line-height: 150%;font-size:12;" >Tale piano etico si innesta, per lo stoicismo, nella considerazione per cui le passioni sono l’impedimento dell’adeguamento fra condotta umana e razionalità del <i style="">Logos</i>. Il nichilista elegante non deve necessariamente seguire tale considerazione, in quanto annovera fra le passioni anche quella <i style="">noetica</i> nei confronti del vero che ha contraddistinto la storia della metafisica occidentale, sotto la prospettiva nietzscheana della <i style="">volontà di potenza</i>; è tuttavia possibile rimpiazzare la messa tra parentesi delle passioni con la messa tra parentesi del senso comune, che alla fine dei conti altro non è che la “passione collettiva” che porta la verità dell’essere fuori dalla sua casa in grado decisamente superiore rispetto alle passioni del corpo. <o:p></o:p></span></p> <p class="MsoNormal" style="text-align: left; line-height: 150%;" align="left"><span style="line-height: 150%;font-size:12;" >In ragione dunque di un’ “a-patia” positiva e attiva nei confronti del senso comune, ecco dei passaggi indicativi quanto divertenti del nostro compianto Epitteto, filosofo spigliato e ironico, scoiattolo della verità.<o:p></o:p></span></p> <p class="MsoNormal" style="text-align: left; line-height: 150%;" align="left"><span style="line-height: 150%;font-size:12;" ><o:p> </o:p></span></p> <p class="MsoNormal" style="text-align: left; line-height: 150%;" align="left"><span style="line-height: 150%;font-size:12;" >Dal <i style="">Manuale, </i>nella speranza di molti sorrisi<i style=""> </i>:<o:p></o:p></span></p> <p><b><span style="">21.</span></b><span style=""> </span><i style=""><span style="">La morte, l'esilio e tutto ciò che appare terribile ti siano quotidianamente dinanzi agli occhi, più di ogni altra cosa la morte: e non avrai mai alcun pensiero meschino né desidererai mai nulla oltre misura.<o:p></o:p></span></i></p> <p><b><span style="">4.</span></b><span style=""> </span><i style=""><span style="">Ogni volta che ti accingi a un'azione, ricorda a te stesso quale sia la sua vera natura. Se esci per recarti al bagno pubblico, predisponiti mentalmente a quello che succede in questi ambienti: la gente che ti spruzza, ti urta, ti insulta, ti deruba. E così, se inizierai col dire: «voglio fare un bagno e mantenere la mia scelta morale conforme a natura», ti disporrai ad agire con più sicurezza. E fai altrettanto per ogni altra azione. Perché in questo modo, se qualcosa dovesse impedirti il bagno, potrai dire prontamente: «non volevo soltanto lavarmi, ma anche mantenere la mia scelta morale conforme a natura: e non ci riuscirò, se mi infastidisco per quel che succede».<o:p></o:p></span></i></p> <p><b><span style="">41.</span></b><span style=""> </span><i style=""><span style="">È segno di scarse qualità naturali dedicare troppo tempo alle cose del corpo: per esempio un eccessivo indulgere agli esercizi ginnici, a mangiare, a bere, a defecare, ad accoppiarsi. Attività che devono restare marginali: tutta l'attenzione va rivolta alla mente.<o:p></o:p></span></i></p> <p><span style=""> <b>46.</b> </span><i style=""><span style="">Non definirti in nessuna occasione filosofo e in generale non parlare tra gente comune di principi filosofici, ma fai quello che discende da questi principi: per esempio, a banchetto non dire come si deve mangiare, ma mangia come si deve.[…]<o:p></o:p></span></i></p> <p><b><span style=""><span style=""> </span>45.</span></b><span style=""> </span><i style=""><span style="">Il tale si lava in fretta: non dire «male», ma «in fretta». Un altro beve molto vino: non dire «male», ma «molto». Prima di aver distinto il giudizio che presiede al suo agire, come sai se è «male»? Così non ti accadrà di ricevere le rappresentazioni catalettiche di una cosa e di dare il tuo assenso ad altre.<o:p></o:p></span></i></p> <p><b><span style="">22.</span></b><span style=""> </span><i style=""><span style="">Se aspiri alla filosofia, preparati fin d'ora a essere deriso e schernito dalla gente: «ce lo ritroviamo di colpo filosofo», diranno, e ancora: «da dove ha preso tutto questo cipiglio?». Ma sul tuo volto non vi sia cipiglio; attieniti invece a ciò che ti pare il meglio, come un uomo assegnato dal dio a questo posto. E ricorda che se resterai coerente agli stessi principi, quelli che prima ti beffavano poi ti ammireranno, mentre se ti rivelerai inferiore a essi riscuoterai un doppio dileggio.<o:p></o:p></span></i></p> <span style="font-style: italic;"><a href="http://s306.photobucket.com/albums/nn258/thesoulsailor/?action=view&current=epitteto.jpg" target="_blank"><img src="http://i306.photobucket.com/albums/nn258/thesoulsailor/epitteto.jpg" border="0" alt="Photobucket" /></a><br /></span>Simonfrancesco Di Rupohttp://www.blogger.com/profile/17084402492175675520noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6981539000880621356.post-47977212419869985002008-06-13T13:09:00.000-07:002008-07-01T19:08:38.586-07:00Bibilografia filosofia Emanuele Severino bibliografia , Emanuele Severino (i testi presi in considerazione per la tesi) vita e pensiero<ul><li><i> La struttura originaria</i>, Brescia, La Scuola, 1958. Nuova edizione, con modifiche e una Introduzione 1979, Milano, Adelphi, 1981]</li><li><i>Per un rinnovamento nella interpretazione della filosofia fichtiana</i>, Brescia, La Scuola, 1960</li><li><i>Studi di filosofia della prassi</i>, Milano, Vita e pensiero, 1963; nuova ediz. ampliata, Milano, Adelphi, 1984</li><li><i>Ritornare a Parmenide</i>, in «Rivista di filosofia neoscolastica», LVI [1964], n. 2, pp. 137-175; poi in <i>Essenza del nichilismo</i>, Brescia, Paideia, 1972, pp. 13-66; nuova edizione ampliata, Milano, Adelphi, 1982, pp. 19-61</li><li><i>Essenza del nichilismo. Saggi</i>, Brescia, Paideia, 1972; seconda edizione ampliata, Milano, Adelphi, 1982</li><li><i>Gli abitatori del tempo. Cristianesimo, marxismo, tecnica</i>, Roma, Armando, 1978; nuova edizione ampliata, ivi, 1981</li><li><i>Téchne. Le radici della violenza</i>, Milano, Rusconi, 1979; seconda edizione, ivi, 1988; nuova edizione ampliata, Milano, Rizzoli, 2002</li><li><i>Legge e caso</i>, Milano, Adelphi, 1979</li><li><i>Destino della necessità. Katà tò chreòn</i>, Milano, Adelphi, 1980; nuova edizione, senza modifiche sostanziali, ivi, 1999</li><li><i>A Cesare e a Dio</i>, Milano, Rizzoli, 1983; nuova ediz., ivi, 2007</li><li><i>La strada</i>, Milano, Rizzoli, 1983</li><li><i>La filosofia antica</i>, Milano, Rizzoli, 1984; nuova ediz. ampliata, ivi, 2004</li><li><i>La filosofia moderna, Milano, Rizzoli, 1984; nuova ediz. ampliata, ivi, 2004</i></li><li><i>Il parricidio mancato</i>, Milano, Adelphi, 1985</li><li><i>La filosofia contemporanea</i>, Milano, Rizzoli, 1986; nuova ediz. ampliata, ivi, 2004</li><li><i>Traduzione e interpretazione dell’«Orestea» di Eschilo</i>, Milano, Rizzoli, 1985</li><li><i>La tendenza fondamentale del nostro tempo</i>, Milano, Adelphi, 1988</li><li><i>Il giogo. Alle origini della ragione: Eschilo</i>, Milano, Adelphi, 1989</li><li><i>La filosofia futura</i>, Milano, Rizzoli, 1989; nuova ediz. ampliata, ivi, 2005</li><li><i>Il nulla e la poesia. Alla fine dell’età della tecnica: Leopardi</i>, Milano, Rizzoli, 1990; nuova ediz., ivi, 2005</li><li><i>Filosofia. Lo sviluppo storico e le fonti</i>, Firenze, Sansoni, 3 voll.</li><li><i>Oltre il linguaggio</i>, Milano, Adelphi, 1992</li><li><i>La guerra</i>, Milano, Rizzoli, 1992</li><li><i>La bilancia. Pensieri sul nostro tempo</i>, Milano, Rizzoli, 1992</li><li><i>Il declino del capitalismo</i>, Milano, Rizzoli, 1993; nuova ediz., ivi, 2007</li><li><i>Sortite. Piccoli scritti sui rimedi (e la gioia)</i>, Milano, Rizzoli, 1994</li><li><i>Pensieri sul Cristianesimo</i>, Milano, Rizzoli, 1995</li><li><i>Tautótēs</i>, Milano, Adelphi, 1995</li><li><i>La filosofia dai Greci al nostro tempo</i>, Milano, Rizzoli, 1996</li><li><i>La follia dell'angelo</i>, Milano, Rizzoli, 1997; nuova ediz., Milano, Mimesis, 2006</li><li><i>Cosa arcana e stupenda. L’Occidente e Leopardi</i>, Milano, Rizzoli, 1998; nuova ediz., ivi, 2006</li><li><i>Il destino della tecnica</i>, Milano, Rizzoli, 1998</li><li><i>La buona fede</i>, Milano, Rizzoli, 1999</li><li><i>L’anello del ritorno</i>, Milano, Adelphi, 1999</li><li><i>Crisi della tradizione occidentale</i>, Milano, Marinotti, 1999</li><li><i>La legna e la cenere. Discussioni sul significato dell'esistenza</i>, Milano, Rizzoli, 2000</li><li><i>Il mio scontro con la Chiesa</i>, Milano, Rizzoli, 2001</li><li><i>La Gloria</i>, Milano, Adelphi, 2001</li><li><i>Oltre l’uomo e oltre Dio</i>, Genova, il melangolo, 2002</li><li><i>Lezioni sulla politica</i>, Milano, Marinotti, 2002</li><li><i>Tecnica e architettura</i>, Milano, Cortina, 2003</li><li><i>Dall'Islam a Prometeo</i>, Milano, Rizzoli, 2003</li><li><i>Fondamento della contraddizione</i>, Milano, Adelphi, 2005</li><li><i>Nascere, e altri problemi della coscienza religiosa</i>, Milano, Rizzoli, 2005</li><li><i>La natura dell'embrione</i>, Milano, Rizzoli, 2005</li><li><i>Il muro di pietra. Sul tramonto della tradizione filosofica</i>, Milano, Rizzoli, 2006</li><li><i>L'identità della follia. Lezioni veneziane</i>, a cura di Giorgio Brianese, Giulio Goggi, Ines Testoni, Milano, Rizzoli, 2007</li><li><i>Oltrepassare</i>, Milano, Adelphi, 2007</li></ul>Simonfrancesco Di Rupohttp://www.blogger.com/profile/17084402492175675520noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-6981539000880621356.post-79793607828409972472008-06-07T16:18:00.000-07:002008-06-07T16:21:44.593-07:00a seguire un proseguimento parossistico sul tema del nichilista elegante in due passi:<br /><br /> - L'inquietudine dell'eleganza I [con Nietzsche]<br /> - L'inquietudine dell'eleganza II [con Cioran]Simonfrancesco Di Rupohttp://www.blogger.com/profile/17084402492175675520noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6981539000880621356.post-61580214864831409012008-06-03T18:13:00.000-07:002008-06-03T18:16:15.043-07:00Dio e la stanchezzaQuesta cosa che ognuno di noi si debba accasciare ogni giorno (ovvero ogni notte al letto) merita più riflessione.<br /><br />E' incredibile<br /><br />come<br />noi siamo stati in grado di creare dio<br /><br />mentre con la nostra debolezza ogni notte ci adagiamo nel nulla del sonno.<br /><br />- O anche dio dorme<br /><br />o noi abbiamo poca fiducia nei nostri mezzi. -Simonfrancesco Di Rupohttp://www.blogger.com/profile/17084402492175675520noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6981539000880621356.post-71225047537962254212008-05-23T07:28:00.000-07:002008-05-23T07:45:02.226-07:00un pensiero in autobus per Gunther Anders mentre guardo la gente all'uscita di un supermarket e ascolto i discorsi di due giovani atei inconsapevoli<span class="postbody"> Quest'antropocentrismo che vuole l'uomo e il suo dio cartaceo protagonisti della storia trova più spazio fra i suoi contestatori che fra i suoi promotori, oggi. Bizzarro.<br />Non vogliamo più dio perché altre nostre produzioni lo sostituiscono. Ovvero vogliamo sempre dio, magari con una scadenza più controllabile. </span>Simonfrancesco Di Rupohttp://www.blogger.com/profile/17084402492175675520noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6981539000880621356.post-24167862496957321752008-05-19T02:07:00.000-07:002008-05-19T02:08:28.244-07:00<span style="font-weight: bold;">Cosa ho</span><br /><br /><br />Reti di nuvole sul mio anno<br />guadare con forza il fiume<br />fino all'ultimo schizzo d'acqua<br /><br />dipingersi nell'ignoto<br /><br />diventare l'ignoto<br /><br />subire se stesso<br /><br />come già é<br /><br />inventarsi il patimento<br /><br />gli altri patimenti fan ridere<br /><br />salutarli<br /><br />con una rinnovata libertà<br /><br />di far nulla<br /><br />con il mondo ai tuoi piedi<br /><br />senza nulla schiacciare<br /><br />amare il ricordo senza nulla ricordare.<br /><br /><br />*il Vate inutile*Simonfrancesco Di Rupohttp://www.blogger.com/profile/17084402492175675520noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6981539000880621356.post-11242655635976647482008-05-05T15:51:00.000-07:002008-05-05T15:53:16.983-07:00aforisma #487Non a caso si dice "provare" per intendere la percezione e per intendere il tentare: si "prova qualcosa"; in qualche modo un'emozione è sempre un tentativo - del tutto smarrito - di sentimento.Simonfrancesco Di Rupohttp://www.blogger.com/profile/17084402492175675520noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6981539000880621356.post-35687229741256809202008-04-30T06:50:00.000-07:002008-04-30T07:30:55.572-07:00vita o morte: quale l'inconveniente? Passare per Leopardi con il pensiero a CioranPrendiamo un frammento della parte 24 delle <em>Operette Morali</em> del Leopardi:<br /><br /><a name="n-24">DIALOGO DI TRISTANO E DI UN AMICO</a><br /><br /><strong>Amico</strong>. <em>Ho letto il vostro libro. Malinconico al vostro solito.</em><br /><strong>Tristano</strong>. <em>Sì, al mio solito.</em><br /><strong>Amico</strong>. <em>Malinconico, sconsolato, disperato; si vede che questa vita vi pare una gran brutta cosa.</em><br /><strong>Tristano</strong>. <em>Che v'ho a dire? io aveva fitta in capo questa pazzia, che la vita umana fosse infelice.</em><br /><strong>Amico.</strong> <em>Infelice sì forse. Ma pure alla fine . . .</em><br /><strong>Tristano</strong>. <em>No no, anzi felicissima. Ora ho cambiata opinione. Ma quando scrissi cotesto libro, io aveva quella pazzia in capo, come vi dico. E n'era tanto persuaso, che tutt'altro mi sarei aspettato, fuorché sentirmi volgere in dubbio le osservazioni ch'io faceva in quel proposito, parendomi che la coscienza d'ogni lettore dovesse rendere prontissima testimonianza a ciascuna di esse. Solo immaginai che nascesse disputa dell'utilità o del danno di tali osservazioni, ma non mai della verità: anzi mi credetti che le mie voci lamentevoli, per essere i mali comuni, sarebbero ripetute in cuore da ognuno che le ascoltasse. E sentendo poi negarmi, non qualche proposizione particolare, ma il tutto, e dire che la vita non è infelice, e che se a me pareva tale, doveva essere effetto d'infermità, o d'altra miseria mia particolare, da prima rimasi attonito, sbalordito, immobile come un sasso, e per più giorni credetti di trovarmi in un altro mondo; poi, tornato in me stesso, mi sdegnai un poco; poi risi, e dissi: gli uomini sono in generale come i mariti. I mariti, se vogliono viver tranquilli, è necessario che credano le mogli fedeli, ciascuno la sua; e così fanno; anche quando la metà del mondo sa che il vero e tutt'altro. Chi vuole o dee vivere in un paese, conviene che lo creda uno dei migliori della terra abitabile; e lo crede tale. Gli uomini universalmente, volendo vivere, conviene che credano la vita bella e pregevole; e tale la credono; e si adirano contro chi pensa altrimenti. Perché in sostanza il genere umano crede sempre, non il vero, ma quello che è, o pare che sia, più a proposito suo. Il genere umano, che ha creduto e crederà tante scempiataggini, non crederà mai né di non saper nulla, né di non essere nulla, né di non aver nulla a sperare. Nessun filosofo che insegnasse l'una di queste tre cose, avrebbe fortuna né farebbe setta, specialmente nel popolo: perché, oltre che tutte tre sono poco a proposito di chi vuol vivere, le due prime offendono la superbia degli uomini, la terza, anzi ancora le altre due, vogliono coraggio e fortezza d'animo a essere credute. E gli uomini sono codardi, deboli, d'animo ignobile e angusto; docili sempre a sperar bene, perché sempre dediti a variare le opinioni del bene secondo che la necessità governa la loro vita; prontissimi a render l'arme, come dice il Petrarca (</em><a href="http://www.fausernet.novara.it/fauser/biblio/leopardi/leonote.htm#n.61"><em>n.61</em></a><em>), alla loro fortuna, prontissimi e risolutissimi a consolarsi di qualunque sventura, ad accettare qualunque compenso in cambio di ciò che loro è negato o di ciò che hanno perduto, ad accomodarsi con qualunque condizione a qualunque sorte più iniqua e più barbara, e quando sieno privati d'ogni cosa desiderabile, vivere di credenze false, così gagliarde e ferme, come se fossero le più vere o le più fondate del mondo. Io per me, come l'Europa meridionale ride dei mariti innamorati delle mogli infedeli, così rido del genere umano innamorato della vita; e giudico assai poco virile il voler lasciarsi ingannare e deludere come sciocchi, ed oltre ai mali che si soffrono, essere quasi lo scherno della natura e del destino.</em><br /><br />E' proprio nella parola che chiude questo passaggio che risiede la chiave del problema. Il destino. Come può nascere un pensiero che veda la vita come un'inconveniente -capovolgendo così l'umano senso comune che vede nella morte tale momento - senza la nozione di un destino inteso come necessità originaria, come dispiegamento d'una struttura incontrovertibile ed incontrovertita - senza Dio? A riguardo lo stimolo è rivolto all'approfondire meglio l'intendimento leopardiano di <em>Deus sive natura</em>.<br />Oltre a ciò va però posta a problema l'intera umoralità (sottesa alla profonda consapevolezza) che il Leopardi conferisce a Tristano, il quale se la prende con l'umanità come "marito innamorato" e tradito:verrebbe da chiedersi quanto anche Tristano si senta, in fondo, tradito dall'uomo tradito. La posizione del Tristano, del filosofo consapevole - con il beneficio della metafora ma evitando sterili e nauseanti psicologismi - parrebbe proprio quella dell'amico, innamorato aspramente della vita e caldamente dell'amico che da essa viene tradito. La più grande infelicità è dunque quella nobile dell'amico, il più solitario amante del Tutto. Non c'è tedio, ma <em>assedio</em>, al cuore.<br /><br />Per l'appunto stretto appare il legame <em>amicale</em>, a questo punto, con Cioran, il quale in un punto dice:<br /><br /><em>Noi non corriamo verso la morte, fuggiamo la catastrofe della nascita, ci affanniamo, superstiti che cercano di dimenticarla. La paura della morte è solo la proiezione nel futuro di una paura che risale al nostro primo istante. Ci ripugna, certo, considerare la nascita un flagello: non ci è stato forse inculcato che era il bene supremo, che il peggio era posto alla fine e non all'inizio della nostra traiettoria? Il male, il vero male, è però dietro, non davanti a noi.</em><br />(De l'inconvénient d'etre né, p.10)<br /><br />Ma il passaggio che, unito a questo punto, raddoppia l'enigmaticità dell'argomento e dei due autori presi in esame, è il seguente :<br /><br /><em>Scuotere la gente, svegliarla dal suo sonno, pur sapendo di commettere in tal modo un crimine e che sarebbe mille volte meglio lasciarvela perseverare, poiché comunque, quando si sveglia, non si ha nulla da proporle...</em><br />(De l'inconveniént d'etre né, p. 178)<br /><br />Ecco, dunque, l'essenza del turbamento amicale. Il <em>nichilista elegante</em>, per riprendere in mano un concetto più volte da me affrontato in passaggi precedenti, non può non tenerne conto in una forte tensione problematica. Un' autocoscienza del Nulla.<br /><br />Simonfrancesco Di RupoSimonfrancesco Di Rupohttp://www.blogger.com/profile/17084402492175675520noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6981539000880621356.post-23376222883676229752008-04-29T03:29:00.000-07:002008-04-29T03:30:13.421-07:00aforisma #486Sempre più credo che la nostra esistenza sia imbrigliata nella necessità, nella totale mancanza di libertà - non un disegno, ma una macchia d'inchiostro che più in là non va.Simonfrancesco Di Rupohttp://www.blogger.com/profile/17084402492175675520noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6981539000880621356.post-64491716753717761042008-04-26T13:54:00.000-07:002008-04-26T14:11:13.203-07:00Raccontacene un'altra, zio Monsignor Giovanni della Casa, uomo di fede e ragione del 500<em>"Lo invitare a bere (la qual usanza, sì come non nostra, noi nominiamo con vocabolo forestiero, cioè "far brindisi") è verso di sé biasimevole e nelle nostre contrade non è ancora venuto in uso, sì che egli non si dèe fare; e, se altri invitarà te, potrai agevolmente non accettar lo 'nvito e dire che tu ti arrendi per vinto, ringratiandolo, o pure assaggiando il vino per cortesia, sanza altramente bere. E quantunque questo "brindisi", secondo che io ho sentito affermare a più letterati uomini, sia antica usanza stata nelle parti di Grecia, e come che essi lodino molto un buon uomo di quel tempo che ebbe nome Socrate, per ciò che egli durò a bere tutta una notte quanto la fu lunga a gara con un altro buon uomo che si faceva chiamare Aristofane, e la mattina vegnente in su l'alba fece una sottil misura per geometria, che nulla errò, sì che ben mostrava che 'l vino non gli avea fatto noia; e tutto che affermino oltre a ciò che, così come lo arrischiarsi spesse volte ne' pericoli della morte fa l'uomo franco e sicuro, così lo avezzarsi a' pericoli della scostumatezza rende altrui temperato e costumato, e, perciò che il bere del vino a quel modo, per gara, abondevolmente e soverchio è gran battaglia alle forze del bevitore, vogliono che ciò si faccia per una cotal pruova della nostra fermezza e per avezzarci a resistere alle forti tentationi e a vincerle: ciò non ostante a me pare il contrario et istimo che le loro ragioni sieno assai</em> <em>frivole</em>"<br /><br />Monsignor Giovanni della Casa,1551(forse)<br /><br />Non c'è libro più spassoso e orribile al contempo del "Galateo de' costumi".<br />Quanto mi diverte immaginare il povero Giovanni tutto contrito a dirsi cose tipo :<br /><br />"sto sbucciando la patata con la mano destra- partendo dalla parte di buccia più matura-però la gamba sinistra non poggia a terra-la veste s'attorciglia al livello dell'anca-le sopracciglia non attendono al meridiano di Greenwich " etc. etc.<br /><br /><br />Ma pensiamolo, il poveretto, questo romantico orologiaio del <em>bon ton</em> a dosi ingestibili, catapultato nella nostra epoca: il primo copriwater abbassato dalla moglie gli varrebbe ben bene il più schietto degli infarti.Simonfrancesco Di Rupohttp://www.blogger.com/profile/17084402492175675520noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6981539000880621356.post-76279507012983076802008-04-26T08:23:00.000-07:002008-04-26T09:02:48.329-07:00pausa thé delle 17.01 con L'Inno alla Gioia di Schiller e il "buon senso" di Holbach<strong>Prendere questa parte che si è ritenuta più densa e farne l'uso che se ne vuole:</strong><br /><strong></strong><br />Freude trinken alle WesenAn den Brüsten der Natur;<br />Alle Guten, alle BösenFolgen ihrer Rosenspur.<br />Küsse gab sie uns und Reben,Einen Freund, geprüft im Tod;<br />Wollust ward dem Wurm gegeben,Und der Cherub steht vor Gott!<br />Froh, wie seine Sonnen fliegenDurch des Himmels prächt'gen Plan,Laufet, Brüder, eure Bahn,Freudig, wie ein Held zum Siegen.<br />Seid umschlungen, Millionen.Diesen Kuß der ganzen Welt!Brüder!<br />Über'm SternenzeltMuß ein lieber Vater wohnen.Ihr stürzt nieder, Millionen?<br />Ahnest du den Schöpfer, Welt?Such'ihn über'm Sternenzelt!Über Sternen muß er wohnen.<br /><br /><br />ovvero:<br /><br />Gioia al sen dell'Universo<br />Posson tutti i vivi aver,<br />Vanno il buono ed il perverso<br />Pel fiorito suo sentier.<br />Ebbe ognun fino alla morte<br />Vino, amore ed un fido cuor;<br />Vollut'a fu al verme in sorte,L'angel gode in te, Sinor.<br />Van gioiosi nella gloriaMondi, Luce e vita a dar,<br />Ite, figli ad esultar<br />Come prodi in gran vittoria!<br />Siate avvinti, o millioni,Nella gran fraternit'a!<br />Figli! Sommo un padre sta Sopra gli astri e sopra i tuoni.<br />Vi prostrate, millioni?<br />Senti Iddio, mondo, tu?<br />Volgi il guardo sopra gli astri,Sopra gli astri sue regioni.<br /><br /><br /><strong>La curiosità sta nell'immaginare la reazione di Holbach agli ultimi due versi. </strong><br /><strong>Ecco di seguito un passo tratto dal "buon senso"</strong><br /><p>11 • <em>Con la religione, dei ciarlatani sfruttano l'insensatezza degli uomini<br /></em><br />Colui che, fin dall'infanzia, ha preso l'abitudine di tremare ogni volta che sente pronunziare certe parole, ha bisogno di quelle parole e ha bisogno di tremare: per ciò stesso egli è più incline a dare ascolto a chi alimenta i suoi timori, che a chi tenta di rassicurarlo. Il superstizioso vuole aver paura, la sua immaginazione lo richiede; si direbbe che nulla teme quanto di non aver nulla da temere.<br />Gli uomini sono dei malati immaginari: dei ciarlatani bramosi di approfittarne si dànno da fare per mantenerli nella loro insensatezza, in modo da lucrare la ricompensa delle loro cure. Ai medici che ordinano un gran numero di medicine si dà molto più ascolto che a quelli che raccomandano un buon regime di vita, o che lasciano agire la natura.<br /><br />12 • <em>La religione seduce l'ignoranza suscitando la meraviglia<br /></em><br />Se la religione fosse chiara, avrebbe molto meno attrattiva per gli ignoranti. Essi hanno bisogno di oscurità, di misteri, di terrori, di favole, di prodigi, di cose incredibili che li facciano sempre lavorare di fantasia. I romanzi, le leggende tenebrose, i racconti di fantasmi e di stregoni esercitano sulle menti del volgo ben più fascino che le storie vere.<br /></p><br /><strong></strong><br /><strong>Che gioia, per l'appunto, fare le presentazioni ai filosofi, farli parlare e innervosire con il solo privilegio della fantasia! </strong><br /><strong>Divertissement da quattro soldi, lo so - ma anche il filosofo più cupo prende il thé alle 17.01 -</strong>Simonfrancesco Di Rupohttp://www.blogger.com/profile/17084402492175675520noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6981539000880621356.post-38182017448298061962008-04-04T06:58:00.000-07:002008-04-04T07:02:24.319-07:00frammento di un mio studio su de Sade<p class="MsoBodyText" style="text-align: justify; line-height: 200%;"><b><span style="font-size: 12pt; line-height: 200%;"><span style=""> </span>Il “divin Marchese” dallo spirito “più libero” e dal corpo “”più rinchiuso”.<o:p></o:p></span></b></p> <p class="MsoBodyText" style="text-align: justify; line-height: 200%;"><b><span style="font-size: 12pt; line-height: 200%;"><o:p> </o:p></span></b></p> <p class="MsoBodyText" style="text-align: justify; line-height: 200%;"><b><span style="font-size: 12pt; line-height: 200%;"><o:p> </o:p></span></b></p> <p class="MsoBodyText" style="text-align: justify; line-height: 200%;"><span style="font-size: 11pt; line-height: 200%;"><span style=""> </span><span style=""> </span></span><span style="font-size: 10pt; line-height: 200%;">“Sì, sono un libertino, lo riconosco: <o:p></o:p></span></p> <p class="MsoBodyText" style="text-align: justify; line-height: 200%;"><span style="font-size: 10pt; line-height: 200%;"><span style=""> </span>ho concepito tutto ciò che può essere <o:p></o:p></span></p> <p class="MsoBodyText" style="text-align: justify; line-height: 200%;"><span style="font-size: 10pt; line-height: 200%;"><span style=""> </span>concepito in quest’ambito ma non ho <o:p></o:p></span></p> <p class="MsoBodyText" style="text-align: justify; line-height: 200%;"><span style="font-size: 10pt; line-height: 200%;"><span style=""> </span><span style=""> </span>certamente fatto tutto ciò che ho concepito <o:p></o:p></span></p> <p class="MsoBodyText" style="text-align: justify; line-height: 200%;"><span style="font-size: 10pt; line-height: 200%;"><span style=""> </span>e non lo farò certamente mai. <o:p></o:p></span></p> <p class="MsoBodyText" style="text-align: justify; line-height: 200%;"><span style="font-size: 10pt; line-height: 200%;"><span style=""> </span><span style=""> </span>Sono un libertino, ma non sono un criminale né un assassino.”</span><span style="font-size: 11pt; line-height: 200%;"><o:p></o:p></span></p> <p class="MsoBodyText" style="text-align: justify; line-height: 200%;"><span style="font-size: 11pt; line-height: 200%;"><o:p> </o:p></span></p> <p class="MsoBodyText" style="text-align: justify; line-height: 200%;"><span style="font-size: 11pt; line-height: 200%;"><span style=""> </span>(de Sade, lettera alla moglie del 20 febbraio 1791)<o:p></o:p></span></p> <p class="MsoBodyText" style="text-align: justify; line-height: 200%;"><span style="font-size: 11pt; line-height: 200%;"><o:p> </o:p></span></p> <p class="MsoBodyText" style="text-align: justify; line-height: 200%;"><span style="font-size: 11pt; line-height: 200%;"><o:p> </o:p></span></p> <p class="MsoBodyText" style="text-align: justify; line-height: 200%;"><span style="font-size: 12pt; line-height: 200%;">Nella nota frase citata in esergo il Marchese de Sade ha lasciato ai posteri una dichiarazione utile a ben raffigurarlo in guisa pari se non superiore al suo già eloquente epitaffio<a style="" href="#_ftn1" name="_ftnref1" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><b><span style=""><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><b style=""><span style="font-size: 12pt; font-family: "Times New Roman","serif";">[1]</span></b></span><!--[endif]--></span></b></span></a>:<o:p></o:p></span></p> <p class="MsoBodyText" style="text-align: justify; line-height: 200%;"><span style="font-size: 12pt; line-height: 200%;"><o:p> </o:p></span></p> <p class="MsoBodyText" style="text-align: justify; line-height: 200%;"><span style="font-size: 10pt; line-height: 200%;">Passante/ inginocchiati per pregare/ accanto al più sfortunato degli uomini/ Egli nacque nel secolo scorso/ e morì in quello presente/ il dispotismo dal volto odioso/ gli fece guerra in ogni tempo/ Sotto i re questo mostro orrendo/ s’impadronì interamente della sua vita/ Sotto il Terrore riapparve/ e mise Sade sul bordo dell’abisso/ Sotto il Consolato risorse/ e Sade ne fu ancora la vittima.<o:p></o:p></span></p> <p class="MsoBodyText" style="text-align: justify; line-height: 200%;"><span style="font-size: 11pt; line-height: 200%;"><o:p> </o:p></span></p> <p class="MsoBodyText" style="text-align: justify; line-height: 200%;"><span style="font-size: 11pt; line-height: 200%;"><o:p> </o:p></span></p> <p class="MsoBodyText" style="text-align: justify; line-height: 200%;"><span style="font-size: 12pt; line-height: 200%;">Partire dalla morte di qualcuno per sintetizzarne una biografia pare inusuale ma così non è per de Sade, morto nel 1814. Autore dalla fortuna postuma, come sovente accade per autori “non convenzionali”, è stato fatto rivivere come simbolo tutelare dai romantici, dai cosiddetti poeti maledetti, dai nichilisti, dai surrealisti e in maniera piuttosto “accentuata” ( per non dire deviata e fuorviante) dai satanisti<a style="" href="#_ftn2" name="_ftnref2" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><b><span style=""><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><b style=""><span style="font-size: 12pt; font-family: "Times New Roman","serif";">[2]</span></b></span><!--[endif]--></span></b></span></a> e dagli occultisti<a style="" href="#_ftn3" name="_ftnref3" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><b><span style=""><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><b style=""><span style="font-size: 12pt; font-family: "Times New Roman","serif";">[3]</span></b></span><!--[endif]--></span></b></span></a> molto più spesso come “eroe negativo”, o meglio come eroe <i>del</i> negativo. Basti pensare all’origine delle parole “sadico”; “sadismo”, per comprendere il tipo di riverbero che de Sade ha avuto sinora.<o:p></o:p></span></p> <p class="MsoBodyText" style="text-align: justify; line-height: 200%;"><span style="font-size: 12pt; line-height: 200%;">Siccome ciò si discosta dal concetto di filosofia morale “al di là del bene e del male” prima esposto, mi è parso “giusto” partire dalla morte di de Sade per come <i>egli</i> la intendeva.<o:p></o:p></span></p> <p class="MsoBodyText" style="text-align: justify; line-height: 200%;"><span style="font-size: 12pt; line-height: 200%;">L’idea di de Sade come “eroe negativo” scricchiola. E non poco. “Negativo e positivo”; “bene e male” sono polarità che nella vita di de Sade hanno visto forti scuotimenti, come forte è la confusione possibile nell’identificarlo da una sola parte; nella figura di eroe pare piuttosto inconguente e fuori luogo, quando si considera che in settant’anni di vita ne passò ben trenta fra carceri e manicomi; fu perseguitato da tutti i regimi: monarchia, Rivoluzione e Napoleone. Nato il 2 giugno 1740 a Parigi, Donathien-Alphonse-Francois de Sade attraversò il secolo dei grandi cambiamenti, come del resto ne visse pure lui: nato con l’illuminismo, giovane capitano della Cavalleria Reale partecipa alla “guerra dei sette anni” (1756-1763), dopo la quale sposa Renée de Montreuil. Nello stesso anno (1763), dal congedo dalla Cavalleria e dal matrimonio ha inizio l’epopea tormentata di questa singolare personalità dalla reputazione di libertino,<span style=""> </span>quando viene rinchiuso nel torrione di Vincennes con l’accusa di “deboscia reiterata”. Libertino e vizioso come molti all’epoca soprattutto nella sua casta impunita, visse e fu a tal proposito un’eccezione: incarcerato svariate volte con accuse di sodomia e varie pratiche tipiche del libertinaggio di certo non avulse dalle abitudini di molti che tuttavia non valsero loro eguali persecuzioni. Evidentemente il successo retroattivo di quest’autore è da rintracciarsi nell’ottima capacità artistica nello scrivere, di cui, a dispetto di quanto si parla del suo libertinaggio, si accenna ben poco.<span style=""> </span>Se v’è un risvolto positivo<span style=""> </span>- e vi è - nel suo terribile stato di eterno prigioniero è proprio quello che gli ha reso possibile di esprimersi come ottimo scrittore e filosofo, oltre che come “sporcaccione”, come invece era ritenuto essere soprattutto dalla suocera, che per prima lo volle rinchiuso a Vincennes. I rapporti con la moglie, come testimonia la corrispondenza, erano invece buoni e sinceri.<o:p></o:p></span></p> <p class="MsoBodyText" style="text-align: justify; line-height: 200%;"><span style="font-size: 12pt; line-height: 200%;">Il “divin Marchese”, come lo ha appellato Charles Baudelaire, ha avuto tra i suoi detrattori Ugo Foscolo<a style="" href="#_ftn4" name="_ftnref4" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><b><span style=""><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><b style=""><span style="font-size: 12pt; font-family: "Times New Roman","serif";">[4]</span></b></span><!--[endif]--></span></b></span></a>, Chateaubriand, Claudel. Apprezzamenti e stima invece, oltre che da Baudelaire, da Stendhal, Flaubert, Wilde, Nietzsche, Dostoevskij, Kafka, Camus e diversi altri. Se il “lasciapassare” di queste autorità intellettuali non ha comunque riscosso grande successo nelle storie della filosofia “ufficiali” del ‘900 e nell’editoria che ha più volte ostacolato per lo più la pubblicazione dei titoli, Benedetto Croce ( che è invece reputatissimo – a buona ragione – dalle une e dall’altra ) ha osservato, con l’onestà intellettuale che lo contraddistingue: “<i>Il Marchese de Sade asserì dure e coraggiose verità, di quelle verità da cui si suol torcere il viso, quasi che in tal modo si riesce ad annullarle</i>”.<o:p></o:p></span></p> <p class="MsoBodyText" style="text-align: justify; line-height: 200%;"><span style="font-size: 12pt; line-height: 200%;">Se per Apollinaire abbiamo a che fare con “<i>lo spirito più libero di tutti i tempi</i>”, per Jean Paulhan egli è “<i>in ogni caso, il corpo più rinchiuso</i>”.<a style="" href="#_ftn5" name="_ftnref5" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><b><span style=""><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><b style=""><span style="font-size: 12pt; font-family: "Times New Roman","serif";">[5]</span></b></span><!--[endif]--></span></b></span></a><o:p></o:p></span></p> <span style="font-size: 12pt; font-family: "Times New Roman","serif";">E’ parso particolarmente importante citare in esergo il passo della lettera alla moglie. Innanzitutto, per mettere in luce il volto più che umano dell’uomo che si rivolge con onestà alla donna della propria vita, pur confessandole verità cocenti. In secondo luogo, per la data (1791), la stessa in cui l’opera “Justine” venne pubblicata, ove, come ora verrà esposto, proprio alla Donna e al suo erotico rapporto con la natura viene affidata l’esemplarità del manifestarsi delle passioni – e delle loro verità – a fronte delle quali la filosofia morale deve sapersi dimostrare sufficientemente rabdomante. </span> <div style=""><!--[if !supportFootnotes]--><br /> <hr align="left" size="1" width="33%"> <!--[endif]--> <div style="" id="ftn1"> <p class="MsoFootnoteText"><a style="" href="#_ftnref1" name="_ftn1" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><span style=""><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-size: 10pt; font-family: "Times New Roman","serif";">[1]</span></span><!--[endif]--></span></span></a> Che poi decise di non pubblicare, per sfiducia nei confronti di chi, a suo parere, non l’avrebbe comunque mai inciso. Ciò può essere indicativo per poter immaginare il tipo di rapporto che il de Sade uomo aveva con gli effetti del de Sade autore sui suoi contemporanei: in un certo qual senso nemmeno la sua morte aveva “legittimità” di poter essere espressa in un qualcosa scritto da egli stesso.</p> </div> <div style="" id="ftn2"> <p class="MsoFootnoteText"><a style="" href="#_ftnref2" name="_ftn2" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><span style=""><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-size: 10pt; font-family: "Times New Roman","serif";">[2]</span></span><!--[endif]--></span></span></a> Cfr.<span style=""> </span>Anton Szandor LaVey (1930 – 97), fondatore della Chiesa di Satana, che legge de Sade<span style=""> </span>rintracciando nei suoi scritti tratti simili ai propri fondamenti ideologici che hanno centralità nella figura di Satana visto come archetipo più che come entità reale. Questo mio articolo vorrebbe porsi al di là di quelle che potrebbero essere interpretazioni affrettate e fin troppo esasperate da suggestioni, anche se aderenti al filosofo in questione. Stessa vale per gli occultisti nella seguente nota.</p> </div> <div style="" id="ftn3"> <p class="MsoFootnoteText"><a style="" href="#_ftnref3" name="_ftn3" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><span style=""><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-size: 10pt; font-family: "Times New Roman","serif";">[3]</span></span><!--[endif]--></span></span></a> Cfr. Antonio D’Alonzo. <i>L’Occultismo moderno tra Eliphas Lévi ed Aleister Crowley</i>. D’Alonzo mette in relazione i principi thelemici del celebre occultista Crowley (1875-1947) con l’ “ateismo” di de Sade.</p> <p class="MsoFootnoteText">Analoghi riferimenti “esoterici” vengono fatti da Fulvio Rendhell in “<i>Lilith la sposa di Satana nell’Alta magia”</i> dove la figura di Lilith viene paragonata alla Juliette di de Sade (Juliette è la sorella di Justine, ovvero colei di cui mi occuperò in questa sede) e da Austin Osman Spare (1889-1956), occultista appartenuto <i>all’Ordine Ermetico dell’Alba d’Oro</i>, il quale lega de Sade alle sue teorie sulla magia sessuale.</p> </div> <div style="" id="ftn4"> <p class="MsoFootnoteText"><a style="" href="#_ftnref4" name="_ftn4" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><span style=""><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-size: 10pt; font-family: "Times New Roman","serif";">[4]</span></span><!--[endif]--></span></span></a> A quanto pare si vergognava addirittura di pronunciarne il nome.</p> </div> <div style="" id="ftn5"> <p class="MsoFootnoteText"><a style="" href="#_ftnref5" name="_ftn5" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><span style=""><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-size: 10pt; font-family: "Times New Roman","serif";">[5]</span></span><!--[endif]--></span></span></a> Chiaramente ho intitolato il paragrafo dall’<i>ensemble</i> di queste citazioni.</p> </div> </div>Simonfrancesco Di Rupohttp://www.blogger.com/profile/17084402492175675520noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6981539000880621356.post-34597327670373321292008-04-03T08:50:00.000-07:002008-04-03T09:02:14.593-07:00una fra le chiacchierate con CioranIn un passo eccelso, E.M. Cioran ci dice:<br /><br /><span style="font-style: italic;">"Nessuno più di me ha amato questo mondo, e tuttavia, me l'avessero offerto su un vassoio, anche da bambino avrei esclamato: ' troppo tardi, troppo tardi!'"<br /><br /><span style="font-weight: bold;"><span style="font-style: italic;"></span></span><span style="font-style: italic;"></span><br /><span style="font-style: italic;"></span></span>Ecco che quello "scivolare" menzionato nell'articolo precedente, trova una sua via. In un grande nichilista come Cioran (nel senso più filosofico) c'è spazio, fra considerazioni sull"inconveniente d'esser nati",per un luogo d'amore per la vita e di rimembranza dell'epoca dello stupore per il mondo, ovvero l'infanzia. La filosofia si nutre d'infanzia, e l'infanzia costruisce involontariamente il senso della filosofia nell'uomo. Sì, davvero "l'enfant est le père de l'homme"(Rousseau) nella misura in cui già dalle prime scorribande dello spirito il Tutto non appare che come un elemento naturale adagiato da chissà quale forza sul proprio mondo spirituale.<br />Quale romantica passione, nel legame trovato fra infanzia dell'anima e infanzia del filosofo. Ogni rimembranza porta con sé uno sfregamento della sfera dell'eternità. Ciò che lega la potenza delle nostre intuizioni passate con la potenza delle intuizioni presenti ci catapulta in ogni momento al di là di noi - del tempo, della verità. Eleganza.<br /><span style="font-style: italic;"></span>Simonfrancesco Di Rupohttp://www.blogger.com/profile/17084402492175675520noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6981539000880621356.post-64843897842954760602008-03-31T03:20:00.000-07:002008-03-31T03:25:54.642-07:00Per un nichilismo eleganteUNE NINCE CRISTAL<br /> ****<br /> Per un nichilismo elegante<br /><br />Come non nutrirsi di queste parole :<br /> « Sur une nince cristal, l’hiver conduit leurs pas :<br />le précipice est sous la glace<br />telle est de nos plaisirs la fragile surface<br />glissez, mortels, n’appuyez pas. »<br /> (Pierre Charles Roy)<br /><br />Se “sotto il ghiaccio” si cela senza neanche troppo nascondimento il “precipizio” del nulla, se quel “sottile cristallo” posto dall’ “inverno” pone l’uomo nella condizione del pericolo di caduta irreversibile, allora ciò può essere ben ripensato nel clima del nichilismo odierno. Se essere nichilisti oggi può voler dire anche ripensare continuamente tale condizione, ecco che l’invito “Glissez, mortels, n’appuyez pas/ scivolate, mortali, non appoggiatevi” appare come uno fra i moniti più ricchi possibili. Il nichilista oggi corre il continuo rischio di specchiarsi, attraverso quel sottile cristallo, quasi per cogliere il nulla come un’occasione per verificare la propria narcisistica nullità. Ma il nulla non ama aspettare le nostre vanità, non ci lascia giocare al Dorian Gray dell’occulto troppo a lungo. Che tutto sia indifferente, che appaia l’assommarsi delle differenze in una coincidentia (per così dire) perennis non è che l’epifenomeno della nostra volontà di potenza. Facciamo coincidere essere e nulla ancor più palesemente, nella civiltà dell’immagine, dell’esplosione dei simboli, della persuasione della libertà. Non c’è cosa più ordinaria e ordinata del caos: questa la lezione della postmodernità per come lascia apparire un’intera civiltà nel suo marasma di libertà tiranna.<br />Se c’è uno scritto valido, fra i pochissimi in uscita in questo periodo, ecco che dobbiamo sottolineare questo ottimo “Horror Pleni. L’(in)civiltà del rumore” di Gillo Dorfles, bellissimo filosofo ora 98enne. Possiamo igienizzare il nostro nichilismo tramite queste sue chiare parole: “In contrasto con l’antico Horror Vacui dell’uomo preistorico che colmava ogni angolo della sua caverna con immagini autoprodotte, oggi l’orrore del troppo pieno corrisponde all’eccesso di rumore sia visivo che auditivo, che costituisce l’opposto di ogni capacità informativa e comunicativa”. Forse c’è “troppa creatività”.<br />Ecco che dunque l’uomo si sofferma, per effetto di quell’epifenomeno della volontà di potenza prima menzionato, su quel sottile cristallo di Pierre Charles Roy; l’Horror Pleni di Dorfles è uno spettacolo troppo ghiotto per l’uomo di questo nichilismo odierno. Il pericolo di sentirsi sgretolare il ghiaccio sotto i piedi è la fascinazione ultima a metà fra contraddizione e coerenza, a questo punto. Il nichilismo è questa oscillazione fra contraddizione e coerenza, è questa la mina all’epistéme.<br />Così dicendo parrebbe dunque che l’invito a “scivolare e non appoggiarsi” non sia altro che un ultimo drammatico invito cristiano al ritenersi dalla perdizione. Ma così non è. L’invito dice: che i mortali non si appoggino al fragile cristallo del ghiaccio per sapere quanto è consistente, cioè per conoscere la verità, ma scivolino via: ben presto il ghiaccio si spezza. Il punto è: come sappiamo che il ghiaccio si spezza? Quale esperienza storico-filosofica abbiamo sulla groppa per poterci fornire questa conoscenza? Ebbene, tutti i costrutti metafisici contro i quali il nichilismo stesso si scaglia. Ogni sapere, o più precisamente ogni epistéme, non ha fatto altro che corazzarsi di un ghiaccio inconsistente, che puntualmente si spacca al di sotto dell’acutezza della filosofia asistematica – i padri del nichilismo contemporaneo (Leopardi e Nietzsche) lo sanno molto bene.<br />Ecco allora che questo nuovo specchiarsi, questo nuovo appoggiarsi accettando lo spettacolo dell’Horror Pleni non fa che proseguire il percorso programmatico della nostra alienazione. Si può dunque essere nichilisti in maniera più elegante – ovvero possiamo scivolare? O forse dovremmo convincerci che il nichilismo non è un “periodo” ( e ancor meno una scelta di stile) ma l’istanza fondante del nostro rapporto con la consistenza del ghiaccio?<br />Lascio il problema aperto.<br /><br /> Simonfrancesco Di RupoSimonfrancesco Di Rupohttp://www.blogger.com/profile/17084402492175675520noreply@blogger.com1