giovedì 3 aprile 2008

una fra le chiacchierate con Cioran

In un passo eccelso, E.M. Cioran ci dice:

"Nessuno più di me ha amato questo mondo, e tuttavia, me l'avessero offerto su un vassoio, anche da bambino avrei esclamato: ' troppo tardi, troppo tardi!'"


Ecco che quello "scivolare" menzionato nell'articolo precedente, trova una sua via. In un grande nichilista come Cioran (nel senso più filosofico) c'è spazio, fra considerazioni sull"inconveniente d'esser nati",per un luogo d'amore per la vita e di rimembranza dell'epoca dello stupore per il mondo, ovvero l'infanzia. La filosofia si nutre d'infanzia, e l'infanzia costruisce involontariamente il senso della filosofia nell'uomo. Sì, davvero "l'enfant est le père de l'homme"(Rousseau) nella misura in cui già dalle prime scorribande dello spirito il Tutto non appare che come un elemento naturale adagiato da chissà quale forza sul proprio mondo spirituale.
Quale romantica passione, nel legame trovato fra infanzia dell'anima e infanzia del filosofo. Ogni rimembranza porta con sé uno sfregamento della sfera dell'eternità. Ciò che lega la potenza delle nostre intuizioni passate con la potenza delle intuizioni presenti ci catapulta in ogni momento al di là di noi - del tempo, della verità. Eleganza.

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