sabato 22 marzo 2008

L'Artiglio della santità. L'insana perfezione di Gloria Degli Estinti

(Quadro letterario, inchiostro su carta,romanzo di 1 pagina)


L'ARTIGLIO DELLA SANTITA'.

L'insana perfezione di Gloria Degli Estinti


Quando sul palazzo di famiglia s'abbatteva il primo sole Gloria Degli Estinti era già sempre levata; ogni dì, all'ultimo rossore ingenerato dal buio notturno, ella sentiva il richiamo della vita.
Quanto quel rossore le assomigliava! Il confuso nero della sua anima partoriva così spesso quella coloritura sulle sue gote, ogni qual volta qualcuno ambiva a portarla al di fuori della sua notte. Bellezza superba, tentativo riuscito di una natura sagace, aveva i capelli e lo sguardo più noti alle voluttà d'ogni sorta di Casanova. Ma ella, mente fervida e tremebonda, avvertiva a miglia di distanza l'insulso gioco che l'eros sottopone a noi tutti. Per un tragico ed elevato spiraglio di libertà ferita ella sapeva che sottraendosi a tale giuoco promuoveva al mondo la più terribile e feroce delle ingiurie: la donna casta e santa, ovvero quello slancio del tutto passionale di rivendicazione umana della propria capacità di fermare l'umana vicenda. Donna non come grembo della prosecuzione, ma donna come stallo e fermo dell'insensato e folle persistere sulla Terra. Sublime sensazione quella di colei che si sottrae, da bellissima e cangiante. E quanti uomini sarebbero morti se solo Lei su di essi avesse effettuato la minima delle loro fantasìe!
Ma omicida ella non era: semmai rapace. L'artiglio della santità le era peculiare. Quanto acume necessitava, ogni dì, la cura del suo aspetto e della sua sensualità. Quella sensualità che noi conosciamo esservi in dio, che ognora ci chiama e si nasconde. Quel malefico sottoporre l'interiorità al sobbalzo della possibilità d'un senso e d'un disegno.
Ma gli uomini s'ingannan sempre su dei e donne, poiché sol un segno ne avvertono, o ancor più il silenzio; e sol da questi silenzi e sogni essi disegnano il mondo che vorrebbero con altra firma.
Gloria Degli Estinti fermava il mondo: quello possibile e quello architettato. La sua esistenza era dipinta da ciò che lega l'aurora col crepuscolo, e mai nome era più appropriato del suo, per richiamarci all'idea quella forza insita nello sguardo della Bellezza che non si offre.


Simonfrancesco Di Rupo, notte fra 21 e 22 marzo.

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